5.06.2012

Solo 2.0 di Marco Mengoni

Mi trovo a fare una recensione un po' difficile.
Facciamo una premessa: io odio i talent show.
Non è che io odi chi vada ai talent, perché alla fine possono esserci belle voci, ma odio chi mercifica
in modo così evidente il successo.
Molto spesso mi sono trovato, e mio trovo tutt'ora, a seguire i talent show, per occupare tempo o
semplicemente perché voglio ascoltare le suddette belle voci.
Molto spesso, però, ad una bella voce, si abbina anche una personalità insipida ed un carattere arrogante
ed indisponente, che risponde a certe critiche in modo saccente (vedi alla voce Marco Carta o Valerio Scanu).
Io odio i talent proprio per questo, perché la gente che ci entra pensa che sia già al palco dei Grammy Awards. Eh no, gioia. Tu non sei niente. Ficcatelo in testa, e magari mi piacerai.

Ma c'è stato un caso, uno soltanto, dove ad una non bella, ma magnifica voce, è stata abbinata una personalità fatta di contraddizioni, eclettica ma timida, riservata ma anche pazza. Ed io amo le contraddizioni.
Marco Mengoni è la contraddizione, lo si vede nei testi sempre confusionari delle sue canzoni, negli sguardi psicotici che lancia mentre canta, nel modo un po' impacciato con cui risponde nelle interviste.
Se ne sono dette tante su di lui, tante e forse troppe. Chi è Marco Mengoni?
Io, da buon e fedele fan di Lady Gaga, ormai sono abituato alle critiche ed ai commenti che sfiorano il  comico, ed è forse in questo che si basa la fama di un buon artista.
Effettivamente vedo molti parallelismi tra Lady Gaga e Marco Mengoni. Spogliati del loro aspetto e dei loro strati di trucco, vestiario eccetera, rimane soltanto una voce pazzesca.
Ma contano anche gli strati superficiali, l'apparire, il costruire e il "leggendizzare" che si vede solo se alla  bella voce, si associa (oltre alla bella personalità), anche un modo di porsi eccentrico e  "visibile". D'altronde, molto spesso, quello che indossiamo o che ci mettiamo in faccia, è soltanto la trasposizione di quello che abbiamo dentro. E nel loro caso è un caos senza eguali, che però affascina proprio per questo.
Molte volte ci siamo ritrovati a criticare certi artisti per quello che si diceva su di loro, a criticarli e a non giustificarli a priori, senza conoscere cosa ci fosse sotto quei maledetti strati di tutto.
Ma se per una volta ci documentassimo? Se per una volta iniziassimo a conoscere un artista da quando non
lo era? Magari potremmo costruirci un'opinione più completa sul suddetto artista.

Marco Mengoni è un grande. Anche se è uscito da un talent. Ha una voce fuori dal comune, voce che negli
uomini è difficile da trovare, voce che non ho mai sentito. E non ha solo una bella voce, ha anche un bel modo di porsi, fa un genere particolare che valorizza la sua voce, dove può esprimere davvero la sua personalità da psicolabile. E' più di un semplice cantante: è un interprete. E' appassionante, è bello vederlo mentre canta, recita le sue canzoni, le rende vive ed è forse questo il suo grande pregio.

Questo album, a parer mio, è la conferma che Marco Mengoni sarà forse uno dei pochi (addirittura azzardo l'ultimo) che avrà successo e che piacerà sempre perché cercherà di reinventarsi ad ogni album, sempre però tenendo il suo tono drammatico/teatrale che tanto amiamo di lui.
Questo album l'ho trovato perverso, contorto, malato, oscuro eppure (passatemi il termine) fottutamente  geniale.
Avete presente quegli album che vi fanno capire il valore di un vero artista? Di solito sono sempre i terzi album (Pensiamo a True Blue di Madonna o Bad di Michael Jackson, e perché no, a Born This Way di Lady Gaga).
Questo è il terzo album di Marco Mengoni, ed è magnifico.
Analizzando l'album, ci accorgiamo (ce lo suggerisce anche il titolo) che il concetto che lega i vari brani è la solitudine. Solitudine di cui è pregna anche nell'artwork e nel photoshoot, che definirei claustrofobico, magico, oscuro quanto l'album, misterioso. Questo album fa parte, inoltre, di un progetto più esteso, che si chiama Solo. Solo è la graphic novel multimediale/interattiva che è stata scritta inizialmente (l'episodio 0) per la Mad Box, mentre in questo album, tramite un codice all'interno del booklet, possiamo trovare l'episodio 1. A parer mio, vedere questa graphic novel dai toni sorprendentemente onirici e surreali, si riesce a capire un po' di più l'album e Marco stesso, con le sue molteplici personalità, che vengono mostrate all'interno del fumetto e di cui abbiamo un assaggio nel booklet.

L'album inizia con SOLO (VUELTA AL RUEDO), che è un ottimo inizio. L'inizio è claustrofobico e malinconico,  che poi scoppia in una canzone prepotente, tagliente, che riempie le orecchie con la sua melodia direi  arrogante, pomposa, evidentemente rock ma grande, davvero grande. Bellissima, una delle mie preferite.
Poi andiamo verso UN GIOCO SPORCO, che inizia con una melodia carina, una di quelle tipiche melodie da jingle pubblicitario degli anni 70, per poi evolversi in uno stile e musicalità che ricorda molto quella
dei Muse. Un bel pezzo, ben costruito, originale con queste introduzioni.
TANTO IL RESTO CAMBIA è la prima ballad che incontriamo, e tanto di cappello. Qui il tema della solitudine si palesa più che in altre tracce, in modo più delicato e sofferto. Ha una melodia di sottofondo che fa venire i brividi, e Marco ha una voce incantevole in questo brano (come se negli altri facesse schifo), però
in questo brano tira fuori davvero tanto.
SEARCHING è il primo brano in inglese. E' un pezzo carino, molto radiofonico, sicuramente ideato e progettato per il mercato internazionale (ricordiamoci il Best European Act che Marco ha vinto agli MTV Europe Music Awards, esso gli ha conferito molta notorietà anche fuori dall'Italia). A parer mio, però, è solo un pezzo carino, niente di eccezionale, ma comunque non ci schifiamo ad ascoltarlo.
Ed ora passiamo alla vera bomba di questo album, che stranamente si chiama URANIO 22 (parallelismi puramente casuali, si intenda). Avete presente quel classico brano che parla della guerra? Aggiungeteci tante risatine sarcastiche da dittatore sanguinario, aggiungeteci una melodia assurdamente ballabile, aggiungeteci un pizzico (magari anche due, volendo tre) della più pungente satira. Questo è un brano magnifico, che colpisce per  le parole taglienti ma anche per il piglio non "classico" (mi ricorda, in un certo senso, i temi che Lady Gaga affronta nelle sue canzoni, che sono temi di una certa rilevanza sociale, ma che vengono cantati in canzoni che fanno muovere il culo in modo furioso). Uranio 22 è tecnicamente perfetta, ed è perversamente brillante.
COME TI SENTI è divertente e smorza molto i toni fino ad ora cupi dell'album. Alla magnifica voce di Mengoni, aggiungeteci un pizzico di AAA Cercasi di Carmen Consoli ed ecco che troviamo un pezzo disimpegnato su quello che è stato il bombardamento mediatico e il perverso inseguimento della notizia che ha avvolto per parecchio tempo la figura di Mengoni (voci circa la sua presunta omosessualità o il suo stile eccentrico).
L'EQUILIBRISTA ha melodie più soft ed elettroniche, che un po' ricordano un incrocio tra una bella ballad
RnB, di quelle alla Mariah Carey, e Something About Us dei Daft Punk. Una bella canzone, tranquilla
dopo molto "caos". Ci vuole.
MANGIALANIMA è forse il pezzo più diverso, meno dark e più pop rock. Carino, ma solo carino.
UN FINALE DIVERSO è un pezzo già più carino di Mangialanima, anche se l'impronta è sempre quella. Più dinamico e movimentato, davvero carino.
TONIGHT è la seconda canzone in inglese. Ballatona strappalacrime con tanto di sviolinate e pianoforte che fa venire la depressione. Un classico, ma sempre d'effetto.
DALL'INFERNO è il singolo in attuale rotazione nelle radio. E con questa canzone finiamo il trittico delle mie canzoni preferite di Solo 2.0. Dall'Inferno è spietatamente oscura, ancora più perversa per le immagini
a dir poco suggestive che regala. E' anche in un certo senso "incazzata", cantata alla "psicopatica". Bellissima.
E l'album finisce con SOLO (BOLERO), rivisitazione di Solo (Vuelta Al Ruedo) strumentale/bolero, appunto.
Suggestiva ed appassionante. Ma l'album non finisce qui. Infatti abbiamo una ghost track. E questo è il degno finale di questo album: fortemente elettronico, fortemente claustrofobico, fortemente cupo.

Album straordinario. Ve lo consiglio assolutamente.

Nessun commento:

Posta un commento